I PRIVATI CHIUDONO LE GRANDI AZIENDE
LE ISTITUZIONI CHIUDONO I CENTRI DI
RICERCA
IL FUTURO DI TERNI E’ GIA’ IN
LIQUIDAZIONE?
Indiscrezioni che ci auguriamo essere
infondate o che possano comunque essere smentite dai fatti, danno per imminente
la messa in liquidazione dell’Isrim, l’unico istituto di ricerca a maggioranza
prevalentemente pubblica con sede a Terni.
La notizia, se confermata, è
quanto meno spiazzante, oltre che preoccupante. Perché manifesta la mancanza di
una visione futura della città che, anche alla luce della situazione Ast, ha in
tutta evidenza la stringente necessità di riorganizzare il suo modello
industriale. E come potrà, Terni, “inventarsi” nuovi modelli di sviluppo se l’unico
centro di ricerca in campo ambientale, energetico e tecnologico a capitale
prevalentemente pubblico chiuderà i battenti?
Mettere in liquidazione l’Istituto
che vanta 3 brevetti internazionali e partnership importanti con altri centri
di ricerca europei ed extra-europei è
come mettere in liquidazione il futuro della città, che per cause diverse
vede stroncata ogni nuova possibilità di crescita: industriale (vertenze Ast,
Basell, Meraklon), culturale (Università, teatro Verdi, studios Papigno e
sistema museale), innovazione tecnologica (Università e Isrim).
Disorienta poi il fatto che a
decretare la chiusura del centro di ricerca ternano sino quelle stesse istituzioni
locali oggi fortemente impegnate nella vertenza Ast. A Strasburgo si battono i
pugni per il rispetto di patti e condizioni in una complicata questione
internazionale tra privati, e a Terni si liquida un consorzio pubblico le cui
ricerche possono essere alla base di nuove spinte industriali.
Speriamo di non trovare, domani,
la scritta “CHIUSO” sotto le insegne stradali che indicano l’inizio del centro
abitato della nostra città. Per evitarlo iniziamo a tenerci ciò che di nostro
può effettivamente rappresentare una risorsa. Magari riorganizzandolo e
razionalizzandolo, ma non certo chiudendolo.
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