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mercoledì 25 settembre 2013

LA NOSTRA MONTMARTRE




Perché non possiamo pensare in grande? Perché non possiamo guardare lontano, scegliere la meta di una città più bella e vivibile se c’è già chi, con i fatti, ha dimostrato che può esistere una strada per raggiungerla? Bisogna crederci e rimboccarsi le maniche. Ma si può! Collescipoli, ad esempio, ha una storia antichissima, con un ruolo importante anche nella storia di tutto il comprensorio ternano. E il successo del recentissimo festival “Jazz.it” ci riporta al nostro sogno di una Collescipoli cittadina non solo della musica, ma delle arti in generale. Collescipoli può stare a Terni come Montmartre sta a Parigi percorrendo, e magari ampliandolo, il solco lasciato da Luciano Vanni con un festival non solo di grande livello, ma soprattutto di grande coinvolgimento.




Richiamando le origini ternane delle manifestazioni jazz (in questa foto di Sergio Coppi ritrovata per noi da Valter Ballarini i concerti jazz dei primi anni Settanta organizzati da Marcella Calzolai), “Jazz.it” è stato un esempio concreto della messa a sistema di energie positive di cui si parla spesso di questi tempi senza, però, trovare molte occasioni di concretezza nella realtà. Quello, invece, è stato un esperimento probabilmente faticoso ma che ha piantato tanti semi positivi indicando che un nuovo modo di concepire e di fruire gli spazi della città non solo è possibile, ma anche fruttuoso. E allora prendiamo il “Jazz.it” come punto fermo, pietra miliare di un percorso che possa portare Collescipoli a una cittadella della musica nella sua accezione più ampia, poi costruiamoci attorno qualcos’altro di artistico. L’ex colle universitario potrebbe ospitare scuole di specializzazione, magari in tecniche scenografiche e multimediali o dell’hi-tech, riprendendo in mano un “vecchio” progetto ancora moderno come quello del Videocentro da modellare su una nuova visione della comunicazione e della città.

Luciano Vanni e il “Jazz.it” sono andati al di là della pur innovativa idea di realizzare un intero festival senza alcun contributo pubblico. Hanno dimostrato che a Terni ci sono intelligenze autonomamente sufficienti per dar vita a un nuovo modello città, intendendolo anche riferito ai rapporti umani tra realtà associative ed economiche diverse. Così, ad esempio, per Papigno è inutile continuare ad avvitarsi sul rapporto con Cinecittà.  Non possiamo pensare che soggetti esterni alla nostra comunità abbiano realmente interesse a fare del bene al nostro territorio. Probabilmente prima che a noi pensano a loro stessi. Piuttosto è vero il contrario: cioè che la città sarebbe in grado di provvedere a sé stessa se messa nelle giuste condizioni di poterlo fare, come del resto è già accaduto in passato. E dunque, per Papigno, lasciamo Cinecittà al suo destino e noi riprendiamoci in mano il nostro. A Collescipoli si è già iniziato. Andiamo avanti.

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