Sicuramente è sempre stato facile alterare e sofisticare la Storia, quella con la “S” maiuscola.Per questo, non dovrebbe stupire quando accade per quella “piccola”, di interesse locale, ma un po’ di amaro in bocca resta sempre; un altro caso emblematico riguarda a Terni la scoperta di un tunnel, di probabile epoca romana; lo stesso è stato già in parte distrutto e, quel poco che ne rimane, considerato dalla Soprintendenza come un cunicolo privo di qualsivoglia interesse storico.
Lo stupore diventa più intenso se si pensa che dal 1884 ad oggi sia cambiato poco o nulla: gli sforzi sovrumani di Giovanni Eroli e di Luigi Lanzi per cercare di salvare la necropoli delle acciaierie risultarono qualcosa di utopistico in un epoca in cui l’industria non poteva essere subordinata alla ricerca archeologica. Questa attenzione per il nostro patrimonio resta ancora un'utopia, oggi, a quasi centotrenta anni di distanza, chi dovrebbe tutelare i nostri reperti non lo fa o, peggio, ancora non è in grado di farlo. Gli sforzi fatti allora per salvare queste testimonianze della nostra storia, per metterle all'attenzione della comunità, quando l'archeologia era considerata una mera ricerca antiquaria e collezionistica, non sono diventati esempi da emulare.
Chi scrive non è un archeologo ma un semplice cultore di “memorie patrie”, come si sarebbe detto una volta, per cui ci si atterrà ai semplici dati oggettivi. La porzione di cunicolo rinvenuta nel cantiere per il nuovo complesso edilizio di Corso del Popolo è stato giudicato dalla soprintendenza come una perfetta riproduzione di opus reticolatum di epoca romana. Secondo quanto apprendiamo dalla stampa locale, le notevoli dimensioni delle pietre ( circa 20 cm ) secondo la Soprintendenza sono indice di una falsificazione.A questo punto la logica ci impone di pensare che qualcuno, in un epoca imprecisata, avrebbe commissionato un tunnel, a perfetta imitazione di una tecnica costruttiva romana, sia dovendo affrontare le ingenti spese connesse, sia rispolverare tecniche costruttive non più in uso e quindi di difficile riproduzione, senza che di tutto questo grosso lavoro resti traccia negli archivi cittadini. Sempre per deduzione logica, si può affermare che quel cunicolo avesse una funzione di scolo per l’acqua, date le ridotte misure che permettono a mala pena l’ingresso di una persona abbassata. Si dovrebbe concludere che qualcuno abbia fatto costruire un canale per le acque con una difficile operazione, a costi altissimi; il buonsenso porterebbe ad escludere questa ipotesi.Molto più aderente alla realtà la supposizione per cui il canale interrato avesse la funzione di scaricare acqua nel vicino fiume Nera, il quale, in epoca romana, si snodava molto più vicino all’attuale tunnel di quanto lo sia ora. Di questa prossimità resta eco nel toponimo della piccola chiesa che sorgeva a poca distanza dal cunicolo ovvero quella di Sant'Angelo detta "da Flumine".La tradizione locale del resto, collocava nei pressi della chiesa le terme di epoca romana, dando un senso alla tesi della presenza di un condotto utilizzato per il deflusso delle acque.Tesi che, tra l’altro, potrebbe essere confermata misurando la semplice pendenza del canale; le avanzate tecniche di costruzione romane infatti, permettevano di creare canali con la minima pendenza dell’1% che garantiva il naturale scorrimento verso la parte più bassa.
Il fatto che siano presenti malte recenti nella stuccatura dei quadrelli potrebbe essere frutto di interventi di ripristino fatti anche in epoche più recenti per cui invitiamo la Soprintendenza ad uno studio più approfondito della struttura onde evitare che la città di Terni abbia a perdere un'ulteriore testimonianza della sua lunga evoluzione storica a causa di una valutazione troppo affrettata della consistenza dei manufatti.
F.A.I. Giovani Terni
Nessun commento:
Posta un commento