Qualche giorno fa abbiamo
diffuso in città l’anteprima del nostro foglio notizie al quale abbiamo voluto
dare la stessa testata del nome della nostra associazione: “Ternideale”. In
copertina non a caso abbiamo messo bene in evidenza la foto del nostro Teatro
Giuseppe Verdi, ancora oggi chiuso mentre in tutta Italia si celebra con massime
onorificenze il secondo centenario dalla nascita del più grande compositore
italiano. Per la ri-partenza di Terni, infatti,
riteniamo di essenziale importanza la fruibilità di un cuore pulsante di
cultura, che possa ospitare qualsiasi genere di spettacolo: dal cabaret
all'opera lirica, passando per la danza e per la drammaturgia. Ma che sia un
“teatro vero”! Un teatro che non solo risponda a tutti i requisiti dell’estetica
e della statica, ma anche votato ai costi di gestione più contenuti possibile. Elementi
che devono trovare il giusto equilibrio tra loro, tenendo ben presente, però, il
contesto ambientale regionale nel quale si inseriscono altri teatri che già
oggi ben allettano le compagnie di spettacolo.
Abbiamo appreso la notizia
di oggi secondo la quale il Comune di Terni avrebbe presentato il progetto vincitore di un bando promosso
dall’assessorato ai lavori pubblici per il restauro del Teatro Verdi. E accogliamo
con piacere l’asserita apertura a “soluzioni partecipative” della quale, tuttavia,
registriamo il notevole ritardo, posto
che anche l’ordine degli ingegneri di Terni si era messo a disposizione per lo
studio di possibili soluzioni tempo fa. Inoltre la Fondazione Carit si era resa
disponibile a promuovere un concorso di idee proprio per risolvere la
problematica di un “teatro vero” a Terni.
Quanto letto oggi ci
lascia perplessi soprattutto sotto il profilo culturale e di aggregazione
sociale. Si conferma infatti di volere un
teatro da 700 posti invece di restituire alla città un luogo di cultura degno
di questo nome e soprattutto del rango che Terni ha avuto nella sua storia
passata e che qualcuno persevera nel mortificare. A tal proposito ricordiamo
che prima dell’ultima Guerra Terni aveva strutture teatrali per una capienza
complessiva superiore ai 5mila posti.
E ci meraviglia il fatto
che, sia l’architetto Paolo Leonelli (da noi interpellato per una dettagliata
relazione che pubblicheremo sul primo numero del nostro foglio notizie di
prossima uscita), sia alcuni addetti ai lavori con i quali pare si sia
confrontato il Comune sostengano, invece, che la necessità per Terni sia avere
a disposizione mille posti e che questi mille posti possono essere
realizzati proprio al teatro Verdi.
In ogni caso, qualora anche
la previsione del Comune dovesse essere corretta riguardo alla capienza massima
ottenibile al Verdi pari a 700 posti (e ribadiamo che nel merito abbiamo
qualche perplessità) e se si è concordi sul fatto che la necessità per Terni è
comunque di mille posti, allora meglio realizzare un teatro ex novo in altra
parte della città con le linee architettoniche del nostro tempo.
Terni ha bisogno di un
teatro vero! capace di reggere la “concorrenza” degli altri teatri dell’Umbria
che per dimensioni e logistica attraggono compagnie da tutto il mondo. Una
soluzione di ripiego non servirebbe a nulla: molti soldi da spendere e pochissimo
ritorno.
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