Un teatro, non solo quello storico all'italiana, può, in modo semplificativo, essere suddiviso in tre principali ambienti: il cosiddetto foyer, la sala e i locali scenici. A questi essenziali primi spazi se ne deve aggiungere almeno un quarto che può essere limitato agli essenziali locali di servizio quali i camerini, e i bagni, ma anche esteso a sale prove, sale per attività complementari, museo. Tutti i locali mostrano poi, anche il minore,eleganza, decoro e materiali che consentono di definirli in genere come bomboniere.
Nelle condizioni odierne il teatro Verdi presenta il seguente stato dei luoghi: un funzionale e armonico primo spazio di ingresso, con la facciata Polettiana recentemente e felicemente restaurata, una sala con galleria esito della distruzione post bellica, uno scalcagnato palcoscenico, dei miserevoli camerini e bagni. Lo stato dell'edificio unitamente a quello dei luoghi circostanti consentirebbe una buona libertà d'azione e la proposizione di un edificio per spettacoli funzionale e rispondente all'attuale momento culturale. In realtà ci sono tutte le condizioni per una forte innovazione rispetto allo stato di fatto, in quanto necessita mettere a norma la sala, sia in relazione alla zona sismica che all'impiantistica e alla sicurezza, e pertanto risulterebbe più conveniente demolire l'esistente che rabberciarlo. Uguale considerazione a maggior ragione per la scena e la torre scenica, nonché per i servizi e le varie altre sale.
Oltre alla verifica del tipo di teatro funzionale al nostro territorio è indubbiamente essenziale proporre una capienza la più alta possibile, ciò in relazione all'abbattimento del costo del biglietto ed alla possibilità di rappresentare spettacoli che altrimenti non si potrebbero svolgere a Terni.
La dimensione già assunta dal teatro antico, ma in particolare le condizioni delle aree circostanti, sono tali da poter assicurare,anche con le vigenti normative, almeno la capienza anteguerra che era superiore a mille spettatori.
Si avrebbe così la riconferma dell'importanza del ruolo del Teatro Giuseppe Verdi e della presenza nell'Umbria meridionale, nella vicinanza di Roma, fra i centri di Spoleto e Todi dell'ambiente per spettacoli più grande dell'Umbria con risvolti finalmente positivi per l'intero territorio. Negli anni passati, nell'intera Umbria, sia nei centri maggiori che nei minori, sono stati, con finanziamenti Europei, restaurati tutti i teatri storici. Unica eccezione la città di Terni che ha perduto questa ulteriore occasione. Seppure con gravissimo ritardo, oggi ci sarebbero le condizioni per intervento diverso rispetto ai tanti teatri del territorio e di quelli della intera Umbria, occasione che non si dovrebbe perdere.
Da un po' di tempo si stanno compiendo invece tentativi per il recupero dello storico Teatro Verdi, sembra senza chiarezza di intenti e seguitando a sprecare le pochissime risorse disponibili nella ricerca di una soluzione che, a mio avviso, non è assolutamente quella giusta, infatti il tema è quello unicamente del recupero del cinema-teatro post bellico.
Oggi potremmo, e i cittadini Ternani non dovrebbero farsi ingannare, rinnovare i fasti di un tempo ricostruendo un teatro con più di mille posti, elegante, funzionale e flessibile. Niente osta a tale progetto se non la mancanza di chiarezze di idee, e un poco di coraggio. Ove ciò non fosse possibile sarebbe auspicabile non spendere più una lira per il Verdi, ma optare per un nuovo e più grande complesso per gli spettacoli nella piana Ternana. Sino ad oggi tale chiarezza non c'è stata se si eccettua il restauro della facciata, si sono già spese a destra e a manca, direi a vanvera, molte significative cifre senza un progetto chiaro ed unitario, tra l'altro per lo più a favore di soggetti esterni alla regione in piena contraddizione rispetto alle precedenti scelte regionali che hanno consentito il successo del pieno recupero di 18 teatri storici impegnando tre studi umbri.
Come è noto il teatro Giuseppe Verdi di Terni, nel periodo anteguerra, poteva accogliere più di 1000 spettatori ed era quindi il teatro più grande dell'Umbria e se non il più bello certo lo si considerava fra gli eccellenti. Vi si svolgevano stagioni teatrali di grande rilievo, si intrattenevano positive relazioni e scambi con il teatro della Scala, quasi tutte le anteprime degli spettacoli del calendario Romano qui erano rappresentate. Da decenni e anche nel recente passato invece colpevolmente si è ridotto, sia come ambiente che come programmazione, ad una succursale, di serie C, rispetto ai maggiori Teatri Umbri e “cestino dei rifiuti” del teatro stabile dell'Umbria che ancora ipocritamente così è chiamato anziché come nella realtà dei fatti “teatro stabile di Perugia”, come del resto tante altre cose…
Restituire oggi alla città un teatro con una capienza di circa il 50% minore di quella di un secolo e mezzo fà sembra una follia, ma questa sino ad oggi pare sia la linea dell'Amministrazione. Amministrazione il cui programma ancora non è del tutto chiaro se già ha impegnato non irrisorie risorse senza una reale verifica circa quale teatro oggi e nel prossimo futuro possa essere utile alla città di Terni e all'intera Umbria. Costruire un ulteriore doppione, anzi una brutta copia di tanti vicini luoghi di spettacolo, infatti, a mio parere, costituisce tempo e denaro sprecati. Un ruolo di preliminare verifica al proposito lo poteva e lo potrebbe svolgere ad esempio, ad adiuvandum La Fondazione CARIT.
Purtroppo però anche questo ente non ha voluto sino ad oggi credere nell'utilità di una prioritaria ricerca sulle necessità e la tipologia del teatro del futuro e del ruolo ad esempio che un idoneo spazio Ternano potrebbe avere relazionandosi ed integrandosi ad esempio con i vicinissimi festival di Spoleto e di Todi. E da ultimo un costruttivo gemellaggio e collaborazioni con il teatro di Rimini, edificio realmente distrutto dalla guerra, e in avanzata fase di ricostruzione proprio così come era, secondo il progetto dell'architetto pontificio Poletti, teatro gemello anche se più piccolo del nostro Giuseppe Verdi.
Arch. Paolo Leonelli
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