Caro amico,
l’associazione
culturale TernIdeale che ho il piacere e l’onere di presiedere, ha debuttato
qualche tempo fa sulla scena cittadina
con l’argomento del restauro del Teatro Verdi non già per una “questione
borghese” come si è affrettato a etichettare chi, forse, si è sentito
erroneamente minacciato da un possibile diverso punto di vista. Piuttosto
perché ritenevamo e riteniamo che la “Questione Verdi” fosse e sia centrale per
la rinascita culturale della città, e di conseguenza anche per la sua
ripartenza economica e sociale. Il recupero funzionale e architettonico del
teatro ispirato ai criteri della tradizione, della bellezza e dell’eleganza, ma
anche della tecnologia e dell’innovazione è per noi la materializzazione
fisico-architettonica di una visione di città. Presente e futura. Sia sotto il
profilo culturale, sia sotto quelli, più immanenti, dello sviluppo economico e
produttivo nonché dell’identità e della coesione sociale. Un Teatro Verdi
tecnologicamente all’avanguardia e architettonicamente all’italiana,
compendiato da opportuni accorgimenti rappresenta per noi la chiave di volta di
un progetto molto più ampio che può far uscire Terni dalle secche. Pensiamo a
un restauro e a un recupero funzionale del Teatro Verdi tali da poter essere
parti centrali di un vero e proprio “nuovo piano industriale” per la città:
un’industria della cultura.
Su questo la
città di Terni attraverso le sue più diverse rappresentanze, individuali,
associative o professionali ha più volte
cercato un confronto diretto con l’amministrazione comunale, offrendo
gratuitamente alla stessa idee, progetti, contatti e persino risorse economiche.
Ma la chiusura è stata totale.
L’amministrazione
è voluta andare avanti per la sua strada nel voler ripresentare a Terni l’idea
di un cinema-teatro che a nostro modesto avviso non ha alcun significato, né,
tantomeno alcuna prospettiva in termini di ricadute per la comunità ternana, e
che però comporterà l’esborso di 11
milioni di euro. Almeno è questa la cifra della quale si parla, anche se non è
stato consentito ad alcuno di esaminare computi metrici o quant’altro. E c’è
rammarico per questo, perché su questioni importanti chi amministra la comunità
è sempre pronto, sembra, a dialogare con soggetti esterni restando al contrario
refrattario con chi la città “la fa” ogni giorno con il proprio lavoro, con i
propri sogni, con la propria vita.
E non si può
affermare che l’incontro pubblico del 16 maggio sul tema teatro sia stato un
confronto scambievole di idee volto a progettare insieme alla città il Teatro
Verdi. In quell’occasione si è parlato
poco di teatro e molto di altro; il dibattito lo si è confinato nell’ultima
mezz’ora di un intero pomeriggio dedicato alle relazioni più disparate. In
quella sede si disse che da quel momento in poi sarebbe iniziato un percorso di
confronto aperto con la città invece mai iniziato.
In un
confronto aperto con tutta la città avremmo voluto dimostrare che un teatro
all’italiana, sufficientemente capiente, bello, tecnologicamente
all’avanguardia, innovativo nella scelta dei materiali e nelle strutture
tecniche di compendio avrebbe potuto rappresentare un punto di eccellenza su
scala nazionale e non solo, esattamente come 25 anni fa rappresentò il progetto
Videocentro, avanguardia di un fenomeno multimediale e di produzione
dell’audiovisivo oggi esploso a livello globale con miliardi di dollari di
fatturato e a Terni lasciato abbandonato a sé stesso nonostante il buon avvio
dei primi anni Novanta. Quando il Nuovo Teatro venne inaugurato nel 1849, l’architetto
Luigi Poletti venne preso come visionario e la scelta di realizzare un teatro
così grande e sfarzoso per una comunità ad economia prevalentemente agricola,
bandita come folle. Da allora invece Terni cambiò volto, riuscendo a costruire
un modello di sviluppo industriale durato più di un secolo, ma oggi in evidente
difficoltà. Avremmo voluto dire e dimostrare che la gestione di un teatro
recuperato pensando alla città, si può sostenere da sola facendo forza su
capacità e qualità che a Terni esistono e sono vive, ma sono disconosciute.
Avremmo voluto
che la cittadinanza tutta partecipasse in maniera attiva al processo di
recupero del teatro della città come avvenuto, ad esempio, a Città della Pieve
o a Tolentino che pur essendo luoghi molto più piccoli di Terni hanno comunque
sentito la necessità di coinvolgere le proprie comunità nella rinascita dei
loro teatri ottenendo in questo modo straordinari risultati.
E’ nostra
intenzione portare avanti lo stesso questo confronto, incontrando associazioni
e cittadini per discutere nei dettagli e insieme con loro la nostra visione del
teatro e quindi del futuro della città, e per raccogliere da loro eventuali
osservazioni o ulteriori suggerimenti migliorativi.
Per queste
ragioni ci farebbe piacere la Sua partecipazione all’ incontro pubblico in
programma sabato 14 dicembre 2013 alle ore 16.30 nella Sala Blu di Palazzo
Gazzoli incentrato sulla “Questione Verdi” nel corso del quale discuteremo di
storia, progetti e futuro del teatro fornendo adeguate ipotesi di soluzione
alle quali potrà, se vorrà, offrire un Suo personale contributo.
Ricordando che
ogni informazione riguardo a quanto esposto può essere approfondita consultando
anche il nostro sito internet www.ternideale.it,
resto a sua disposizione per eventuali chiarimenti e in attesa di un Suo
gentile riscontro.
Vivissime
cordialità.
Ing. Giuseppe Belli
Ing. Giuseppe Belli
Riceviamo e pubblichiamo un commento dell'arch. Gina Ficorilli.
RispondiElimina"Inizio col rispondere al quesito :” il Teatro della citta’ e’ una risorsa o un problema?” Non avendo alcun dubbio a tal proposito, ritengo sensato affermare che si tratta di una risorsa .
Una risorsa, ma in quali termini?
Terni Romana e’ una citta’ sottostimata in ogni dove, fino ad arrivare ai Centri Minori con connotazioni nostrane di tutta eccellenza, al sito archeologico di Carsulae e non ultimo l’impatto ambientale che ci caratterizza . Premesso cio’, e’ chiaro che se il nostro comprensorio “splendesse di luce propria” attraverso proposte mirate e pensate, avremmo tornaconto in termini di liquidita’ in breve differita nel tempo e inoltre noi cittadini potremmo rivitalizzarci in una “vera” citta’. Il Teatro possiede forti possibilita’, sia per “gridare” alla Nazione che esistiamo come entita’ socio/culturale, sia per evitare l’esodo dei giovani, che cercano altrove interessi di diversa natura.
Il Politeama e’ stato vittima di vilipendio negli anni settanta e come se non fosse stato sufficiente, e’ stato reso nullo nel senso di teatro di ampio respiro, perche’ ora multisala! Fino a pochi anni fa’, era in uso il Verdi ed ora “out” anche il secondo immobile teatrale in seno al tessuto urbano.
Questa inconcepibile situazione che riguarda il nostro UNICO teatro puo’, anzi DEVE essere oggetto di ripristino per i fini sopracitati .
Come intervenire e cosa proporre ?
Esistono due opinioni e sono percorribili entrambe, analizziamole insieme.
E’ sostenibile l’idea del consolidamento statico, l’adeguamento alle normative vigenti : vedi L. 13/89 ( abbattimento barriere architettoniche) e all’ampliamento dell’immobile ( progetto previsto) riguardo alle strutture di appoggio ( ad oggi, camerini insufficienti e mancanza di spazi per funzioni inerenti la scena ) La seconda opinione, concerne nella demolizione dell’esistente, per dare i natali ad una costruzione innovativa nei materiali edilizi e nella morfologia; intelligente elemento di rottura nell’ultimo tratto del Decumano. In entrambe le soluzioni, e’ fattibile l’idea di ampliare e rinnovare le attivita’ ; quindi puntare non solo alla rappresentazione classica costituita da concerti musicali di risonanza nazionale e stagioni di prosa dei bei tempi trascorsi. Inutile citare i calibri, che innalzarono il livello culturale della citta’ con il “tutto esaurito”, nell’unico restante luogo teatrale urbano!
Ma tutto cio’ puo’ essere arricchito pensando al proprio utilizzo al passo con i tempi, quindi trasformandolo, anche a luogo per attivita’ da valutare all’occorrenza.
Ovvio, che le due soluzioni proposte ( ripristino dell’esistente o costruzione ex novo), comporteranno egualmente costi da sostenere.
Ma come sempre, occorre lungimiranza e la volonta’ di ritenere Terni, una realta’ baricentrica nazionale; citta’ rivolta ad un futuro in espansione.