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di Danilo Sergio Pirro, architetto
Il bando di concorso
della Fontana di Piazza Tacito venne pubblicato nell’ agosto 1932, quasi in
concomitanza con l’altro concorso d’architettura fondamentale per la città di
Terni che è stato quello del piano regolatore, sempre voluto dal Podestà Almo
Pianetti pubblicato nel Dicembre di quell’anno.
Il concorso
della Fontana ebbe rilevanza nazionale. Nella giuria facevano parte
l’architetto Marcello e il critico d’arte
Roberto Papini.
Il progetto
della fontana rappresentava un unicum
nel suo genere. le fontane di quel periodo eranolegate ancora alla tradizione delle belle
d’arti, con ampi riferimenti alla cultura classica. Vanno citato come esempio
le fontane di Pietro Lombardi a Roma, o la fontana di Corrado Vigni a Piazza del Duomo a
Terni, scultore che fu molto vicino a Piacentini.
Siamo nel 1932 e
i razionalisti rappresentano sempre una nicchia nel mondo delle avanguardie
culturali italiane, hanno avuto una conferma del loro successo con la II mostra
d’architettura razionale del 1931 nella quale, uno dei protagonisti fu
l’architetto Mario Ridolfi.
Terni è la “città
dinamica”, è la città di “Acciaio” di Walter Ruttman, che ha catturato le
forze della natura destinandole alla produzione e al progresso dell’uomo. La città reale
non rinuncia ad essere protagonista del moderno e incorona vincitore il progetto più innovatore, quello dei
giovanissimi architetti Mario Ridolfi e Mario Fagiolo.
Il Ridolfi della
fontana del 1932 è il Ridolfi razionalista, sperimentatore, interessato alle
tecnologie e ai materiali, ai processi di standardizzazione e di
serializzazione dell’edilizia.
Mario Fagiolo
invece è l’anima poetica del gruppo, è quello che sicuramente determina la
parte lirica, allegorica e figurativa
della fontana.
Ridolfi è un
grande studioso degli aspetti tecnologici, dei materiali, sicuramente ha
introdotto nel progetto materiali innovativi come l’acciaio inox. Entra nel dettaglio indicando anche il sistema
di pompaggio delle acque e studiando la parte dell’illuminazione.
E’ il Ridolfi che unisce urbanistica-architettura
e tecnologia, superando i paradigmi estetici delle Accademie di Belle Arti.
Nel 1933 proprio durante la seconda fase del
progetto e della fontana Mario Ridolfi, entra in contatto con l’architetto
esule dalla Germania Nazista, Wolfang
Frankl , che si era formato in una
delle culle del movimento moderno, la Hochschule für Technik
di Stoccarda. Frankl fu allievo di , Schmitthenner e del Neufert famoso in tutto il mondo per il suo manuale di
costruzioni. La cultura della Bauhaus di
cui Frankl era impregnato, alimenta in Ridolfi il suo amore per il dettaglio,
per la sincerità strutturale, per l’estetica funzionalista.
L’opera quindi
coniuga il culto della modernità, del movimento , tipico della avanguardie
artistiche del periodo , con il culto della
della romanità rappresentato dal mosaico di Cagli ispirato ad un’iconografia pagana.
Il mito della romanità diventerà poi parte integrante della
cultura fascista. La fontana non può non
celebrare la continuità tra la Roma
millenaria e quella di Mussolini. La sua inaugurazione coincide con il natale
di Roma, viene infatti inaugurata il 21 aprile del 1936. E’ dunque il Fascismo
che si vuole eternare nell’immaginario collettivo attraverso il mito di Roma.
Il superamento della dimensione temporale, e l’unione con la rinnovata piazza
Tacito, dominata dalle architetture di Bazzani, e ridisegnata dallo stesso
Ridolfi, l’avvicina al sentimento che si
prova difronte alle piazze “metafisiche” di De Chirico.
L’acqua è simbolo di purezza, di vita, ed è la fonte di iniziazione. Per Mario Ridolfi l’acqua
è un materiale da plasmare, come l’acciaio e il marmo.
Egli usa l’acqua
per le sue proprietà ottiche, la sua capacità di riflettere e rinfrangere la
luce. La fontana ,infatt,i da spenta perde il suo significato. Il profilo di
ferro guida l’acqua a costituire uno schermo, che diventa di notte illuminato,
uno schermo di luce.
L’acqua porta la
luce, che è l’altro “materiale” di chi è
fatta la fontana .
La luce è’
l’elemento dominante l’architettura di tutto un ventennio ed è l’elemento
cardine dell’architettura razionalista. Le nuove architetture si sono liberate
del giogo dei muri spessi, e gli involucri edilizi vivono ora di grandi
finestrature, di piante libere, abolendo così quella divisione fra spazi
interni e spazi esterni.
E’ la luce che è
elemento divino, è la fine del mondo dominato dalla natura, è l’elemento intangibile,
platonico, è l’elemento fondante della fisica relativistica.
L’ing.
Ramaccioni scrive a proposito della fontana: […]In questa profusione di luci la ricca fontana dal copioso croscio di 43
milioni di litri d’acqua nelle 24 ore, già bella della luce del giorno acquista
di notte un aspetto veramente maestoso.
La fontana
quindi ha dei profondi connotati simbolici: è una fontana, ma anche una fonte
di conoscenza, espressione delle nuove conquiste del genere umano. E’ allo
stesso tempo la metafora della Terni moderna che ha imbrigliato l’acqua che
scorre nel fluire del tempo, rappresentato dai segni dello zodiaco, che diventa forza motrice simboleggiato dal getto
d’acqua a cascata, che genera energia a suo volta definito dal pennone
d’acciaio illuminato da una luce azzurra[1].
La fontana è la metafora del ‘900 che ha fatto
delle fabbrica la sua nuova cattedrale.
[1] Nella
relazione del Ramaccioni relativa alla fontana si parla dell’ago illuminato
d’azzurro da appositi fari.
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