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sabato 11 gennaio 2014

LA FONTANA DI PIAZZA TACITO - SEGNO E SOGNO DEL NOVECENTO

Ripubblichiamo un articolo su Piazza Tacito che era stato rimosso perchè contenente alcuni refusi di digitazione.

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di Danilo Sergio Pirro, architetto

Il bando di concorso della Fontana di Piazza Tacito venne pubblicato nell’ agosto 1932, quasi in concomitanza con l’altro concorso d’architettura fondamentale per la città di Terni che è stato quello del piano regolatore, sempre voluto dal Podestà Almo Pianetti pubblicato nel Dicembre di quell’anno.
Il concorso della Fontana ebbe rilevanza nazionale. Nella giuria facevano parte l’architetto Marcello e il critico  d’arte Roberto Papini.
Il progetto della fontana rappresentava un unicum nel suo genere. le fontane di quel periodo  eranolegate ancora alla tradizione delle belle d’arti, con ampi riferimenti alla cultura classica. Vanno citato come esempio le fontane di Pietro Lombardi a Roma, o la  fontana di Corrado Vigni a Piazza del Duomo a Terni, scultore che fu molto vicino a Piacentini.
Siamo nel 1932 e i razionalisti rappresentano sempre una nicchia nel mondo delle avanguardie culturali italiane, hanno avuto una conferma del loro successo con la II mostra d’architettura razionale del 1931 nella quale, uno dei protagonisti fu l’architetto Mario Ridolfi.
Terni è la “città dinamica”,  è la città di “Acciaio” di Walter Ruttman, che ha catturato le forze della natura destinandole alla produzione e al progresso dell’uomo.  La città reale  non rinuncia ad essere protagonista del moderno e incorona  vincitore il progetto più innovatore, quello dei giovanissimi architetti Mario Ridolfi e Mario Fagiolo.
Il Ridolfi della fontana del 1932 è il Ridolfi razionalista, sperimentatore, interessato alle tecnologie e ai materiali, ai processi di standardizzazione e di serializzazione dell’edilizia.
Mario Fagiolo invece è l’anima poetica del gruppo, è quello che sicuramente determina la parte lirica, allegorica e figurativa  della fontana.
Ridolfi è un grande studioso degli aspetti tecnologici, dei materiali, sicuramente ha introdotto nel progetto materiali innovativi come l’acciaio inox.  Entra nel dettaglio indicando anche il sistema di pompaggio delle acque e studiando la parte dell’illuminazione.
 E’ il Ridolfi che unisce urbanistica-architettura e tecnologia, superando i paradigmi  estetici delle Accademie di Belle Arti.
 Nel 1933 proprio durante la seconda fase del progetto e della fontana Mario Ridolfi, entra in contatto con l’architetto esule dalla Germania Nazista, Wolfang Frankl ,  che si era formato in una delle culle del movimento moderno, la Hochschule für Technik   di  Stoccarda. Frankl fu allievo di , Schmitthenner e  del  Neufert  famoso in tutto il mondo per il suo manuale di costruzioni. La cultura della  Bauhaus di cui Frankl era impregnato, alimenta in Ridolfi il suo amore per il dettaglio, per la sincerità strutturale, per l’estetica funzionalista.
L’opera quindi coniuga il culto della modernità, del movimento , tipico della avanguardie artistiche del periodo , con il culto della  della romanità rappresentato dal mosaico di Cagli ispirato  ad un’iconografia pagana.
Il  mito della  romanità diventerà poi parte integrante della cultura fascista.  La fontana non può non celebrare la  continuità tra la Roma millenaria e quella di Mussolini. La sua inaugurazione coincide con il natale di Roma, viene infatti inaugurata il 21 aprile del 1936. E’ dunque il Fascismo che si vuole eternare nell’immaginario collettivo attraverso il mito di Roma. Il superamento della dimensione temporale, e l’unione con la rinnovata piazza Tacito, dominata dalle architetture di Bazzani, e ridisegnata dallo stesso Ridolfi,  l’avvicina al sentimento che si prova difronte alle piazze “metafisiche” di De Chirico.
L’acqua è  simbolo di purezza, di vita, ed è  la fonte di iniziazione. Per Mario Ridolfi l’acqua è un materiale da plasmare, come l’acciaio e il marmo.
Egli usa l’acqua per le sue proprietà ottiche, la sua capacità di riflettere e rinfrangere la luce. La fontana ,infatt,i da spenta perde il suo significato. Il profilo di ferro guida l’acqua a costituire uno schermo, che diventa di notte illuminato, uno schermo di luce.
L’acqua porta la luce, che è  l’altro “materiale” di chi è fatta la fontana .
La luce è’ l’elemento dominante l’architettura di tutto un ventennio ed è l’elemento cardine dell’architettura razionalista. Le nuove architetture si sono liberate del giogo dei muri spessi, e gli involucri edilizi vivono ora di grandi finestrature, di piante libere, abolendo così quella divisione fra spazi interni e spazi esterni.
E’ la luce che è elemento divino, è la fine del mondo dominato dalla natura, è l’elemento intangibile, platonico, è l’elemento fondante della fisica relativistica.
L’ing. Ramaccioni scrive a proposito della fontana: […]In questa profusione di luci la ricca fontana dal copioso croscio di 43 milioni di litri d’acqua nelle 24 ore, già bella della luce del giorno acquista di notte un aspetto veramente maestoso.
La fontana quindi ha dei profondi connotati simbolici: è una fontana, ma anche una fonte di conoscenza, espressione delle nuove conquiste del genere umano. E’ allo stesso tempo la metafora della Terni moderna che ha imbrigliato l’acqua che scorre nel fluire del tempo, rappresentato dai segni dello zodiaco,  che diventa forza motrice simboleggiato dal getto d’acqua a cascata, che genera energia a suo volta definito dal pennone d’acciaio illuminato da una luce azzurra[1].
 La fontana è la metafora del ‘900 che ha fatto delle fabbrica la sua nuova cattedrale. 



[1] Nella relazione del Ramaccioni relativa alla fontana si parla dell’ago illuminato d’azzurro  da appositi fari.

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