Dopo aver letto "Il Messaggero" di oggi (20 luglio 2013)
Prendere un abbaglio può capitare
a chiunque e dunque anche a professionisti, tecnici ed umanisti membri di una
giovane associazione come la nostra. Tuttavia, se l’indicazione di un reperto
archeologico di epoca romana da noi segnalato nel cantiere di Corso del Popolo (è
vero: dopo una stima a distanza) è davvero un abbaglio ci piacerebbe leggerlo da una nota ufficiale della Soprintendenza
per i Beni Archeologici dell’Umbria che immaginiamo essere stata informata dal
costruttore dell’area Corso del Popolo e quindi essersi già pronunciata in
merito.
Auspichiamo che la Immobiliare
Corso del Popolo voglia mettere quanto prima a conoscenza della città la
valutazione tecnica della Soprintendenza a riprova delle affermazioni
rilasciate in data odierna a un giornale locale.
Qualora avessimo preso un
abbaglio siamo pronti a rendere pubbliche scuse alla proprietà dell’area e al
costruttore.
Carissimi soci e stimato presidente di Ternideale, vi sbagliate. sì, vi sbagliate a essere cauti. vi sbagliate ad auspicare che altri mettano a conoscenza della cittadinanza documenti di cui avrebbero già dovuto da tempo dare diffusione pubblica. vi sbagliate ancora e soprattutto a dichiararvi pronti a rendere "pubbliche scuse alla proprietà dell'area e al costruttore".
RispondiEliminaVorrei solo ricordare come la Soprintendenza abbia glissato quando le fu richiesto di intervenire per impedire il dissennato intervento di aumento della volumetria dell'immobile adiacente alla Torre di Via della Biblioteca.
Vorrei anche ricordare come la Soprintendenza, pur avendo sottoposto a vincolo Villa Palma se non ricordo male già nel lontano 1980, non abbia ancora provveduto a distanza di 33 anni, a espropriare l'edificio e il parco magrado il non più evidente, ma lampante, disarmante, oramai tristemente, irrecurabile stato di abbandono e di dissesto.
Vorrei pure ricordare, in tono minore, come la Soprintendenza non battè ciclio per salvaguardare i resti di un edificio forense (forse una basilica) siti in piazza san Giovanni Decollato, le tumulazioni a cappuccina in piazza Buozzi, per non parlare di come abbia trattenuto per decenni (in alcuni casi da oltre un secolo, ovvero dai tempi dell'Unità d'Italia) opere d'arte e reperti archeologici immagazzinati in base alle antiche leggi sulla sopressione degli enti ecclesiastici e sulla centralizzazione degli organi di tutela. Ho dovuto constatare amaramente, solo qualche giorno fa, che un importante statua di telamone proveniente forse da Porta Romana, dopo essere giaciuta per quarant'anni nel magazzino della soprintendenza archeologica, ora è esposta nel chiostro del convento di San Domenico a Perugia (per chi non lo sapesse, sede della Soprintendenza ai Beni Archeologici dell'Umbria). Con dolore, con rammarico, denuncio ancora quante perdite abbiano patito piccoli comuni e borghi dell'area del Ternano-Narnese-Amerino che nel 2013 non sono ancora rientrate in possesso di opere che appartennero per secoli a tali comunità e che finirono solo per andare a ingrossare i depositi della Galleria Nazionale dell'Umbria.
Non ho più la fiducia che meriterebbe un'istituzione come la Soprintendenza, che altro non è che sede territoriale del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, baluardo locale dello Stato.
Se questo è uno Stato in cui Perugia ha più diritti e privilegi di Terni e di altri comuni, in cui se uno scavo in corso per un cantiere di lavori pubblici (perchè tale si configura l'intervento di corso del popolo, non è mica il giardino di un privato) non viene fermato come sono stati fermi per anni i lavori alla linea C di Roma per consentire indagini archeologiche, se questo è uno Stato, insomma, che fa figli e figliastri, il pur autorevole parere di un ispettore (laddove poi, esista per davvero), può, forse, non essere messo in discussione ?
Ai posteri la non troppo ardua sentenza.