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domenica 25 agosto 2013

IL MIO GIOCO LIBERO




Sono nato nel 1973, e negli anni Ottanta a Campitello, il mio quartiere, c’era un campetto da calcio mezzo diroccato con le porte vere, ma il terreno sterrato. Potevamo giocare liberamente, bastava avere un pallone e correre al campo per primi perché se trovavi occupato restavi a guardare.  Altri prima di te si erano organizzati. Ma per quel quartiere, giovane come noi, quel campetto era davvero un bene pubblico. Poco più lontano, a Campomaggiore, don Franco, da tutti chiamato “don Ciccio” aveva trasformato un altro pezzo di terra ancora libero da palazzi vicino alla sua chiesa-baracca in via del Rubbio (non sapete quanto Bergoglio mi faccia pensare a lui!) in un’altra occasione di gioco libero per ragazzi: pallavolo, calcio balilla anzi, “bijardino”, basket e molto altro. Anche lì si poteva giocare liberamente senza dover stare in mezzo alla strada, anche se stare in mezzo alla strada a giocare “a porte piccole” restava sempre molto divertente.

Dove sono finiti quegli spazi liberi di gioco? Lasciamo stare quelli gestiti dalla curia o dai salesiani. Dico: quelli che una pubblica amministrazione dovrebbe assicurare ai suoi giovani? Oggi la pubblica amministrazione riversa centinaia migliaia di euro per i campi di calcio di via Vulcano, di via Papa Benedetto e …sì! anche di Campitello!! Ma per fare cosa? Per fare giocare liberamente i ragazzi di quei quartieri?

Oggi quel capetto di Campitello non esiste più. Esiste un impianto di tutto rispetto gestito dalla Polisportiva Campitello. Se vuoi giocare a pallone (il calcio è effettivamente altra cosa) devi iscriverti alla Polisportiva. Non puoi usare liberamente quelle strutture che però godono di ingenti risorse pubbliche (di questi giorni lo stanziamento di più di 400mila euro per un nuovo manto erboso sintetico).


 

Credo che l’approccio con le molteplici polisportive che hanno in essere convenzioni con la pubblica amministrazione per la gestione degli impianti sportivi pubblici debba essere modificato a favore di una vera “ri-pubblicizzazione” degli impianti. Ovvero le polisportive che usufruiscono in convenzione di campi di calcio o di impianti sportivi prevalenti provvedendo, come contropartita, alla manutenzione ordinaria e straordinaria e – forse – al pagamento delle utenze, debbono riservare una parte delle loro strutture anche al gioco libero dei ragazzi del quartiere che magari non vogliono o non possono permettersi di iscriversi alla società.

Dovrebbero mettere a disposizione strutture per il gioco libero che indubbiamente deve essere “responsabile” perché non si potrà consentire a chi usa impianti liberi di poterli distruggere o di poterli usare in maniera impropria visto che comunque ricadono sotto la responsabilità del Comune. Chi vorrà usare questi impianti dovrà prenotarsi, registrarsi depositando documenti di riconoscimento, potrà usare gli impianti per un tempo determinato…Ma intanto avrà la possibilità di giocare liberamente in strutture sicure e attrezzate. In questo senso vorrei che fossero modificate le convenzioni.

anfa

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