Un progetto sbagliato inutile, fuori
mercato, disegnato al di fuori della città per la quale è stato pensato,
sottratto all’apprezzamento e alla condivisione dei ternani e addirittura
approvato da una minoranza degli eletti in Comune. Il restauro del Teatro Verdi
è stato concepito male e fatto partire peggio.
Una scelta così importante per
il presente e il futuro culturale della comunità locale avrebbe imposto una
larga condivisione come minimo tra i consiglieri comunali che rappresentano tutti
i ternani nella massima istituzione cittadina. E invece i soli 20 voti a favore
non rappresentano neanche la metà dell’assise consiliare. Si tratta di una
circostanza grave, ancor più del non aver preso in considerazione le istanze avanzate
da 13 associazioni (TernIdeale, Italia Nostra, Fai, Soroptmist, Istess,
Terni Racconta, I Semi del Sapere, Lions Club San Valentino, Il Cammino di San
Francesco, Garden Club, La Bottega delle Idee, Fidapa, Centro Studi Storici) e
dai 1904 ternani sottoscrittori della petizione promossa dalla stessa associazione
TernIdeale, con la quale si chiedevano semplicemente partecipazione e
possibilità di portare contributi propositivi.
Il dibattito di ieri pomeriggio
in Consiglio comunale ha confermato e rafforzato le preoccupazioni circa le
reali possibilità di poter riaprire il teatro Verdi in tempi congrui, posto che
nessuno ha saputo indicare in maniera puntuale il costo del progetto generale
di restauro e che le possibili fonti di finanziamento, anche per questo primo
stralcio strutturale, sono state indicate in maniera del tutto ipotetica e
aleatoria.
Ciononostante continuiamo a
nutrire la speranza e la determinazione che nella nostra città possa comunque
essere ripristinato non il cinema-teatro del Dopoguerra, bensì un elegante
teatro all’italiana tecnologicamente all’avanguardia in grado di onorare la
storia di Terni e di parlare all’Europa. Un teatro che sia al centro di un rinnovamento
culturale diffuso ed esteso di cui la città ha così tanto bisogno.
TERNIDEALE
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